Nel corso degli anni è normale che i nostri denti possano ingiallire e perdere la loro originaria luminosità a causa dell’accumulo di sostanze cromogene all’interno dello smalto dentale. Le cause sono legate all’alimentazione (vino rosso, verdure, liquirizia, teina, caffeina ecc.), ad abitudini di vita scorrette (fumo di sigaretta e tabacco), così come all’aumento della maggior porosità del dente dovuto all’incedere del tempo. Per contrastare il fenomeno è possibile ricorrere a sedute di sbiancamento: efficaci, indolori, realmente risolutive.
Cos’è lo sbiancamento dentale
Il trattamento di sbiancamento dentale è di natura chimica e utilizza un gel contenente ossigeno attivo o perossido di carbammide che, penetrando in profondità nei tubuli dentinali (piccoli canali che attraversano il dente e nei quali si accumulano i pigmenti), rimuove tutte le sostanze cromogene che causano macchie e ingiallimento dei denti, donando al sorriso una rinnovata luminosità.
Quali tipi di sbiancamento dentale esistono?
Esistono essenzialmente due tipi di sbancamento professionale: quello che si esegue direttamene in poltrona dal dentista e quello domiciliare.
Lo sbiancamento dentale in studio
Lo sbiancamento dentale che si effettua nello studio dentistico consta di una seduta di circa un’ora (con eventuale richiamo), e si esegue solo dopo un’igiene professionale con ultrasuoni, necessaria a eliminare eventuali accumuli di placca o tartaro.
Dopo aver isolato i denti dalla gengiva grazie ad un composito foto indurente, si applica un gel a base di perossido di idrogeno ad alta concentrazione sul dente. Grazie all’utilizzo di una lampada al led appositamente concepita, il prodotto viene attivato e lasciato agire per circa quindici minuti. Successivamente viene rimosso e nuovamente applicato. Dopo tre, quattro applicazioni, la seduta termina.
Lo sbiancamento dentale domiciliare
In questo caso, si prendono le impronte delle arcate dentarie del paziente per consentire al laboratorio tecnico incaricato di produrre delle mascherine su misura.
L’odontoiatra darà al paziente delle siringhe contenenti il prodotto sbiancante che, questa volta, sarà perossido di carbammide: il paziente, a casa propria, lo inserirà nelle mascherine applicandole poi in bocca in autonomia. Il tempo di tale applicazione dipende dalla quantità di principio attivo contenuta nel prodotto ed è concordata tra paziente e Odontoiatra prima dell’inizio del trattamento.
Questo tipo di trattamento può durare diversi giorni e il paziente potrà controllare il graduale sbiancamento dei denti e scegliere quanto prolungarlo, fino ovviamente all’esaurimento delle siringhe in possesso
Quanto dura l’effetto dello sbiancamento dentale professionale?
La durata dello sbiancamento professionale, dipende da diversi fattori. I più importanti sono ascrivibili alle abitudini alimentari del paziente, come l’assunzione di quelle sostanze che tendono a “colorare” i denti (teina, caffeina, vino rosso, liquerizia, ecc.), il fumo di sigaretta, l’igiene dentale domiciliare e, più in generale, la possibilità di avere una buona “manutenzione” del trattamento eseguito.
Un altro fattore è intrinseco alla struttura del dente. Un dente con una buona qualità e quantità di smalto e dentina, manterrà più a lungo il risultato.
In termini di tempo, il risultato di un trattamento sbiancante può variare da uno a diversi anni.
Esistono controindicazioni per lo sbiancamento dentale?
Le uniche controindicazioni relative a un trattamento sbiancante possono essere legate alla struttura dei denti: troppo deboli per poter sostenere uno sbiancamento o con discromie importanti, nelle quali sono da preferirsi altre terapie come, ad esempio, l’applicazione di faccette dentali.
Altre controindicazioni sono rappresentate da:
- Consumo eccessivo di sostanze che pigmentano i denti (renderebbero vano lo sbiancamento),
- Gravidanza e allattamento,
- Pazienti di età inferiore ai 12 anni
- Persone allergiche ai perossidi